NARRATIVA

La copertina di "It's only love"

La copertina di “It’s only love”

Dopo anni di pseudo-giornalismo e l’apertura di un blog, era inevitabile scivolare sulla pericolosa china che porta a inventare storie, insomma a scrivere racconti e buttarsi senza manuale di istruzioni nel complicato mondo della narrativa. Prima con qualche racconto breve, qualche concorso letterario, cercando di affinare le tecniche e i trucchi del “bravo scrittore”; poi un’opera più compiuta, intitolata It’s only love, che ha riscontrato il gradimento della Compagnia Editoriale Aliberti che ne ha voluto fare il mio primo eBook.

Mentre continuo a lavorare su altre storie che potrebbero un giorno, speriamo, fare parte di un’antologia di racconti interamente dedicati all’Emilia Romagna, It’s only love è disponibile sulle principali piattaforme di distribuzione di letteratura elettronica; sul sito della casa editrice trovate tutti i link al vostro provider preferito.

Intanto, per stimolare la vostra curiosità, vi regalo il prologo, con la speranza che vi invogli a proseguire.

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IT’S ONLY LOVE

È la più bella intro di sempre.

Almeno lo è per Julia.

Di certo la più sensuale.

Da quando ha scoperto tra i CD di sua madre, nascosto tra Celia Cruz e Carlos Santana, questo vecchissimo album dei Simply Red la ascolta decine di volte al giorno e ogni volta risente lo stesso brivido in quei due o tre passaggi chiave: la tromba con la sordina che delinea la prima melodia, una volta, due volte. Poi il crescendo che porta all’ingresso della batteria, e infine le punteggiature di chitarra e i primi cori. Un minuto e quindici secondi di introduzione, proprio come una lunga serie di preliminari. Il basso slappato come un bacio avvolgente e profondo, quel riff di chitarra funky che scivola sulla pelle come dita delicate ma decise, i piatti che si avvicinano e si sfiorano appena, come corpi che giocano a nascondersi. In attesa che entri la voce.

Massimo, il musicologo della classe, le ha spiegato che in realtà si tratta della cover di un brano di Barry White del 1978, ma a lei importa il giusto. Le importa quella intro carica di aspettative e di tensione sensuale, le importa che con questo pezzo e con la bottiglia di Cabernet Sauvignon californiano che ha già adocchiato nella cantina di papà nulla potrà andare storto, le importa aver trovato la colonna sonora giusta per la sua prima volta.

Julia stringe le gambe. Sarebbe già pronta. Qui. Adesso. È incredibile l’effetto che le fa questa canzone, lo ha già sperimentato centinaia di volte, chiusa nella sua cameretta con i suoi genitori fuori casa, circondata dai poster di Richard Madden, di Taylor Lautner e di Chris Hemsworth, ma non è a loro che pensa in quei momenti. No. Julia si perde nella voce di Mick Hucknall e si fa trasportare dalla sensualità del ritmo, lasciando che sia la sua fantasia a compiere la magia. Ma con Marco, si dice, sarà tutta un’altra cosa, e già freme immaginando quando finalmente sentirà le sue mani muoversi sulla sua pelle e lui le sussurrerà dolcemente: «È solo l’amore che fa il suo lavoro, baby».

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Marco torna dalla cucina con una Coca Cola fresca in mano. È incredibile, pensa, quante priorità riesca a inventarsi pur di non mettersi a studiare: accorciare la barba, tagliarsi le unghie, farsi uno shampoo, una irrinunciabile partita di NBA su Sky. E poi gli improvvisi attacchi di fame. O di sete, come adesso. Di certo, avanti di questo passo, questo maledetto esame di economia politica non lo passerà mai.

Almeno avesse allenamento più tardi. Invece niente, il palasport oggi non è praticabile perché questa sera c’è il concerto di un vecchio arnese degli anni ’80, uno che si fa chiamare Billy Idol o qualcosa di simile, roba antica come i suoi genitori. Infatti suo papà, un ex metallaro con un discreto curriculum di concerti e festival rock, ha addirittura alcuni suoi vinili e gli ha fatto ascoltare qualcosa. Figuriamoci, a lui che ha orecchie solo per Kanye West e Snoop Dogg e occhi solo per Nicky Minaj.

Certo che quella canzone, però… come si fa a non pensare alla sua Julia con quelle parole? Farei di tutto per la mia dolce sedicenne, sì farei di tutto per la mia piccola bambina in fuga. E lui vorrebbe essere quello che le regala l’anello di fidanzamento, quello che le regala la fuga, quello che le costruisce un castello di corallo e una casa di canditi, quello che scappa con lei.

Scappare con lei, lontano. Vivere con lei, dormire con lei, svegliarsi con lei, fare l’amore con lei. Pensa alla sua pelle chicana, ai lunghi capelli lisci, agli occhi neri e profondi, pensa ai seni pieni con i capezzoli scuri con i quali a volte lei lo lascia giocare, la immagina abbandonarsi languida ai suoi occhi, ai suoi baci, alle sue mani. Posa la Coca Cola e tende le orecchie per captare eventuali rumori dalla sala. Nulla, non è ancora tornato nessuno dal lavoro. Chiude gli occhi e immagina la mano di Julia che lo accarezza.