Archivio mensile:Marzo 2015

Violetta riconquista il Fuori Orario.

Violetta sul palco del Fuori Orario.

Violetta sul palco del Fuori Orario.

È passato quasi un anno dal concerto di Violetta del 9 maggio 2014 al Fuori Orario, il primo vero evento tutto suo dopo la partecipazione a X Factor, e non è certo passato invano. Questa è la sensazione che ha accompagnato il ritorno della ragazza con l’ukulele sul prestigioso palco del locale di Taneto dove ha regalato una decina di brani al pubblico numeroso e partecipe che attendeva il concerto dei Rio, forte di una nuova consapevolezza e di una proposta musicale dall’identità ben definita e delineata, radicata nel pop più elegante e d’autore. Violetta ha trascorso questi mesi suonando e cantando in giro per l’Italia nelle situazioni più diverse, ma soprattutto lavorando su sé stessa come cantante, come musicista e come autrice, respirando l’aria della contemporaneità per arrivare a definire un percorso artistico e una cifra stilistica personale, per portare a compimento l’indimenticata definizione-manifesto data di lei da Mika: “allo stesso tempo vintage e moderna”.

Sul palco del Fuori Orario, accompagnata da due giovani e talentuosi musicisti come Luca Marchi al basso e Maicol Morgotti alla batteria e alle percussioni, ha quindi portato ampi stralci di questo suo nuovo manifesto musicale, accantonando per una volta il repertorio blues, country e bluegrass, e scegliendo di offrire al pubblico i suoi nuovi riferimenti nella modernità e soprattutto i primi frutti della sua vena creativa. Rivelando così una maturità compositiva disarmante e sorprendente per una ragazza che compirà vent’anni solo tra due settimane, come ha dimostrato la vivace A te che dici che mi ami, già presentata in altre occasioni, ma che arricchita dalla sezione ritmica ha espresso tutta la sua freschezza e immediatezza, e tutta la leggerezza di un testo scanzonato (ma non banale) che parla della fine di una storia d’amore con l’ironia e la levità sdrammatizzante che si deve a una storia tra giovanissimi.

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Ma la passione non può fallire – 1

Parma Sampdoria 1990, Parma - Juventus 1992, Parma - Anversa 1993

Parma Sampdoria 1990, Parma – Juventus 1992, Parma – Anversa 1993

Aprendo l’album dei ricordi, la prima immagine è un po’sbiadita, è in bianco e nero. Nella realtà è a colori perché risale a soli trent’anni fa, ma nella mia mente appare lontana e quindi un po’ sfumata. È il 29 aprile 1984, siamo a Reggio Emilia e al vecchio Mirabello si disputa l’ennesima edizione del derby dell’Enza di Serie C. C’è un giocatore del Parma che calcia una punizione magistrale e una volta vista la palla nel sacco corre come un matto dall’altra parte del campo, dove a 80 metri di distanza c’è la curva dei suoi tifosi. Come d’abitudine si arrampica alla recinzione, la ramäda, a festeggiare con gli ultras. Si chiama Massimo Barbuti e a distanza di tanto tempo è ancora il giocatore più amato dai tifosi crociati, a dimostrazione che per entrare nelle grazie di una tifoseria spesso contano più cuore, grinta e attaccamento alla maglia delle qualità tecniche. Peraltro tutt’altro che trascurabili nel caso di Barbuti, visti i suoi 37 gol in 98 partite che gli valsero anche qualche apparizione in Serie A con la maglia dell’Ascoli, impreziosite da un gol al Milan a San Siro.

La seconda immagine è un po’ più nitida ma lo scenario è sempre lo stesso, stesso stadio, stesso avversario, ma la categoria cambia: siamo in Serie B, è il 29 dicembre 1989 e questo derby vale per la lotta per raggiungere il palcoscenico più ambito. Il protagonista questa volta è un ragazzo che in futuro avrà una brillante carriera con le due grandi milanesi, ma che nel Parma di Nevio Scala, che funziona come un orologio perfetto, fatica a trovare spazio. Si chiama Maurizio Ganz e alla prima occasione fa vedere tutto il suo valore: con una doppietta espugna il Mirabello e lancia i gialloblù verso la prima storica promozione in Serie A, suggellata nella gara di ritorno dai giocatori simbolo del Parma primi anni ’90: Marco Osio e Sandro Melli.

Continuando a sfogliare l’album si trova un video: è il 20 gennaio 1991, ultima giornata di andata e la squadra di Scala sta disputando un campionato inimmaginabile, la pratica salvezza è ormai già archiviata e i gialloblù sono in piena lotta per un posto in Europa nel gruppetto delle prime cinque. Al Tardini arriva il Milan, è l’ultimo Milan di Sacchi in piena lotta scudetto con Inter e Sampdoria, una corazzata un po’ in disarmo dopo anni di successi in Europa, ma che può comunque ancora contare su Rijkaard, Gullit, Van Basten, Costacurta, Tassotti e Baresi; manca Maldini ma ci sono altri  due talenti e futuri allenatori crociati: Roberto Donadoni e Carlo Ancelotti. E proprio rubando palla al suo futuro mister Alessandro Melli suggella la sua doppietta stendendo i rossoneri in appena 34 minuti ed arrivando alla decima rete stagionale dopo appena un girone. La curva del Tardini è ancora la vecchia curva, e Melli salta i cartelloni pubblicitari e corre a condividere con i tifosi quello che all’epoca è il momento più alto della storia della squadra crociata. Il bello, invece, deve ancora venire: alla fine sarà quinto a pari merito col Torino e si qualificherà alla Coppa Uefa senza spareggi grazie alla squalifica del Milan dopo i fatti di Marsiglia.

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